
Lo stadio Tardini è inserito in un’area di circa 36 mila metri quadri (il campo di gioco e le tribune occupano 22 mila metri quadri) in pieno centro abitato, sulla cintura dei viali interni che circondano il centro storico di Parma, nel mezzo di un quartiere storicamente residenziale. Ubicazione del tutto inadeguata a reggere lo stress urbano generato da uno stadio di calcio di Serie A. Un caso unico in tutto il panorama nazionale.
A chi tenta di giustificare l’evidente anomalia urbanistica, viabilistica e sociale di quell’ubicazione, affermando retoricamente che lo stadio di Parma è lì da cent’anni, forse è bene ricordare che, dall’inaugurazione del 16 settembre 1924 fino a inizio anni ’80, il Tardini era poco più che un campo sportivo con pista di atletica leggera, inserito in un’area a verde pubblico, che non ha mai ospitato gare sportive di rilievo. Da fine anni ’40 agli anni ’70 erano tempi in cui al Tardini il pieno lo faceva il rugby: la squadra di calcio giocava al mattino perché al pomeriggio il terreno era occupato dalla palla ovale.
Quando la squadra del Parma è approdata in Serie A, il Comune, invece di cercare una collocazione più adeguata, lontana dal centro urbano e dai quartieri residenziali, che garantisse lo svolgimento degli eventi sportivi in sicurezza e senza limitazioni della mobilità e disagi per la città, ha preferito lasciare che (tra il 1991 e il 1993) si realizzasse uno stadio da 30 mila spettatori in pieno centro abitato. L’area, originariamente a verde pubblico, è stata interamente cementificata con il nuovo impianto e da allora, nelle giornate di partita, sono aumentati in maniera esponenziale i problemi di traffico, di ordine pubblico, di sicurezza, l’interdizione della mobilità in una vasta area intorno allo stadio, i disagi per la città e i quartieri circostanti, tenuto conto che intorno all’area interdetta alla circolazione si accumulano fino a 6000 auto di tifosi della squadra locale.
Per dare un’idea di quanto l’attuale ubicazione del Tardini sia anomala, lo stadio si trova sui viali che delimitano il centro storico di Parma, a soli 900 metri dal centro città.
Sarebbe come se a Milano lo stadio Meazza di San Siro si trovasse a ridosso di Porta Venezia, o di Piazza Cinque Giornate, o di Piazzale Cadorna o a Porta Romana. O come se a Roma lo stadio Olimpico fosse vicino a Piazza del Popolo.

Uscendo dalle metropoli, se vogliamo fare alcuni esempi di stadi di provincia:
- Lo stadio Gewiss si trova nella periferia nord-est di Bergamo, a 2,0 km dal centro della città Bassa, a 1,25 km dal centro storico, in vicinanza di un’importante arteria stradale (la statale 470 della Valle Brembana) che funge anche da tangenziale est di Bergamo. Lo stadio è inserito in un’area di 160 mila metri quadri, dove oltre agli spazi funzionali dell’impianto sportivo, si trovano il vecchio monumento del Lazzaretto e lo stabilimento della trafileria storica Mazzoleni.
- Lo stadio Friuli si trova a 3,5 km dal centro città, a 2,6 km dal centro storico di Udine, in area rurale situata in corrispondenza dell’uscita “Stadio Friuli” dell’autostrada A23 Palmanova-Tarvisio.
- Lo stadio Bentegodi di Verona è ubicato a 2,0 km dal centro città, a 1,8 km dal centro storico, nella periferia sud-est, al limite del territorio urbano, in un’area di 300 mila metri quadri, con vasti parcheggi e altri impianti sportivi.
Rimanendo in serie A:
- L’Allianz Stadium si trova a 5,2 km dal centro città, a 4,3 km dal centro storico di Torino. È situato in periferia, in un’area industriale, commerciale e di servizi, in prossimità della Tangenziale Nord del capoluogo piemontese, al confine con il territorio comunale di Venaria Reale.
- Lo stadio Franchi si trova 2,5 km dal centro città, a 1,7 km dal centro storico di Firenze. Lo stadio è inserito in un’area a parco di 250 mila metri quadri, dedicata a tutti gli sport, con numerosi impianti sportivi tra cui: stadio di atletica Ridolfi, piscina comunale, stadio di baseball, campo di rugby, campi da tennis, skatepark e diversi campi di calcio per uso amatoriale.

L’area a disposizione dello stadio Tardini (circa 36 mila metri quadri) è poco più della superficie occupata dal campo di gioco e dalle tribune realizzate a inizio anni ’90. Chi ha progettato l’impianto sportivo negli anni ’20 non poteva certo immaginare quanto Parma si sarebbe sviluppata e che un giorno qualcuno, in uno spazio così limitato e così vicino alle case e al centro città, potesse realizzare uno stadio di calcio di Serie A da 30 mila spettatori.
L’area del Tardini è chiusa per oltre il 90% del suo perimetro, che confina direttamente su tutti i lati con le case e con una scuola (edificata nel 1957), in assenza di spazi liberi o vie pubbliche tra lo stadio e gli edifici circostanti, nell’impossibilità materiale di avere o realizzare parcheggi adeguati, senza l’interposizione di un parco con altri impianti sportivi più leggeri tra lo stadio e la città, come è per esempio per l’Olimpico di Roma, il Meazza di Milano, il Franchi di Firenze, il Bentegodi di Verona e per molti altri impianti calcistici italiani.
In alcuni punti la struttura delle tribune si trova a meno di 1 metro dal confine con le case circostanti. Lo stadio, in pratica, è immerso completamente in mezzo ai condomini, con le finestre e i balconi degli appartamenti a pochi metri dall’impianto.
In questa condizione, evidentemente anomala, questa Giunta intende permettere un ulteriore ampliamento del Tardini, aumentando le volumetrie, innalzando le tribune con nuove coperture, rendendo la struttura ancora più incombente sulle abitazioni circostanti. Si vogliono aggiungere spazi commerciali, del tutto inutili in un quadrante della città già ampiamente servito da diversi supermercati e centri commerciali, il più vicino dei quali, La Galleria (ex Centro Barilla), si trova a soli 350 metri dallo stadio ed è dotato, tra i vari servizi, di ampie aree di parcheggio, nonché dannosi per i negozi di prossimità dei quartieri circostanti e del centro città, già sofferenti. Si avalla inoltre la realizzazione di un assurdo quanto irrealizzabile parcheggio interrato, di fatto quasi esclusivamente funzionale allo sviluppo delle attività all’interno dello stadio.
Un intervento che mira a stravolgere per sempre la fisionomia non solo del quartiere Cittadella, ma con ricadute che coinvolgono tutta la città, che produrrebbe solamente più stress urbano, più traffico e inquinamento acustico e dell’aria, tutti i giorni dell’anno, e nessun beneficio per i quartieri circostanti.
Desistere dall’attuare un progetto decisamente anacronistico e deturpante, oltre che dannoso per la cittadinanza, potrebbe essere l’occasione per ripensare quel quadrante di Parma in un’ottica più moderna e lungimirante, valorizzando le testimonianze storiche e artistiche che insistono in quell’area, come il caffè settecentesco del Petitot, l’ex complesso monastico di San Luca degli Eremitani, che meriterebbe un degno recupero, ed infine lo stesso ingresso dello stadio Tardini. Le proposte da parte di urbanisti e studiosi della città non mancano, ciò che sembra mancare è da una parte la volontà, dall’altra la sensibilità nei confronti del tessuto storico e culturale della città da parte di questa Amministrazione, che appare totalmente appiattita su interessi che poco hanno a che fare con il bene pubblico, la tutela dell’ambiente e del paesaggio e la qualità della vita dei cittadini.
Auspichiamo che questa analisi, con dati e fatti, possa servire a rimuovere i paraocchi e i pregiudizi ideologici, nonché quelli strumentali a soddisfare interessi economici e mire elettorali, che impediscono o forniscono alibi nel non vedere l’assurdità dell’operazione di ampliamento del Tardini, così come è stata concertata per oltre un anno dal Parma Calcio e dai vertici della Giunta, in totale assenza di trasparenza e di dibattito pubblico, e che possano aprire una riflessione sulle conseguenze irreparabili di un simile intervento sui quartieri circostanti e sulla città tutta.